Sulla Terra abitano otto miliardi di persone. Lo ha annunciato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, poche settimane fa. Una notizia sorprendente che però porta con sé anche delle domande. Riusciremo ad avere abbastanza risorse per tutti? Come cambieranno gli equilibri del mondo? Raggiungeremo mai il numero massimo? Proviamo a dare una risposta e affrontare insieme le tre sfide che ci attendono.
Sfida numero uno: risorse per tutti
L’aumento della popolazione mondiale ha visto un’impennata nell’ultimo secolo. Nel 1950, infatti, eravamo solo 2,5 miliardi. Nel 2010, 7 miliardi. Per arrivare al numero attuale sono bastati dodici anni e alcune proiezioni dell’Onu mostrano che per aggiungere un altro miliardo ne saranno necessari quindici. Nel 2037 divideremo le risorse (che non sono infinite!) con moltissime altri essere umani. Basteranno?
Guardiamo a cosa sta già succedendo nel presente: esiste un giorno dell’anno che segna la data in cui finiamo i beni che il pianeta riesce a rigenerare. Si chiama Overshoot Day ed è calcolato in base alle esigenze di materie che vengono utilizzate. Nel 2022, il giorno del debito ecologico è stato il 28 luglio. Mai così presto. Questo significa che per vivere con questo stile di vita abbiamo bisogno di quasi due mondi. Sembra fantascienza, invece è già realtà. E l’Italia? Il dato è sconfortante, visto che i nostri consumi spostano la data al 15 maggio. Secondo il Global Footprint Network, la percentuale più alta viene attribuita al settore alimentare (con il 25%) e a quello dei trasporti (18%).
Sfida numero due: nuovi equilibri globali
Molto dipende dalle abitudini. Pensare a nove miliardi di esseri umani può essere difficile. Ma sarebbe sbagliato pensare che tutti abbiano accesso alle risorse in modo uguale. I Paesi più ricchi (pensiamo all’Unione europea e agli Stati uniti) consumano molto più di quello che producono, mentre ci sono Stati che, pur avendo una popolazione sempre più alta, hanno uno stile di vita ancora sostenibile.
La globalizzazione sta cambiando le carte in tavola. L’aumento del numero e delle possibilità economiche trasforma lo stile di vita di alcune parti del mondo, come India, Cina e alcune nazioni dell’Africa. Si mangia di più, in particolare la carne, che ha un impatto ecologico – che si calcola in base alla quantità di acqua, di carbonio emesso e di altri indicatori studiati in tutta la filiera produttiva – molto più grande rispetto alle coltivazioni.
Bisogna poi fare attenzione alle mode. Se alcuni cibi ci piacciono particolarmente, questo non significa che facciano bene anche al pianeta. C’è un esempio emblematico: l’avocado. Ormai siamo abituati a mangiarlo in qualsiasi stagione dell’anno e il suo costo è sempre più basso, ma per dare la possibilità a una parte del pianeta di consumarlo in quantità industriali, si trasformano distese incontaminate in monocolture, distruggendo habitat naturali.
Sfida numero tre: la popolazione mondiale aumenterà ancora?
Sì. Come abbiamo visto prima, nel 2037 saremo nove miliardi. Ma la crescita sta rallentando. Toccheremo i dieci miliardi solo nel 2058, con l’età media della popolazione mondiale che continuerà ad alzarsi, specie in alcuni continenti come l’Europa e l’America del Nord. In alcune zone del mondo, il numero di abitanti inizierà a calare.
Un punto importante da tenere sempre a mente non è tanto la quantità di persone che abitano la Terra, ma il “come” la abitano. Provare a trovare dei metodi per essere più sostenibili fin da subito può aiutare tutti ad avere più risorse e vivere meglio.